PEDAGOGIA


DON MILANI E LA SCUOLA BARBIANA



Lorenzo Milani nacque in una colta e agiata famiglia a Firenze il 27 maggio 1923. Il padre era un chimico, appassionato di letteratura e impegnato ad amministrare i possedimenti e le terre della famiglia; la madre, una donna ebrea estremamente colta originaria della Boemia, negli anni della giovinezza aveva conosciuto James Joyce e gli studi di Sigmund Freud. Il nonno paterno di Lorenzo fu docente di archeologia e numismatica; il bisnonno, Domenico Comparetti, un esperto filologo e senatore.   






Barbiana è una frazione di Vicchio nel Mugello, paese che a metà degli anni Cinquanta era ancora senza scuola media. Barbiana era una terra povera alle pendici del Monte Giovi, coltivata da mezzadri, senza strada, senza acqua, senza elettricità. 




La scuola di BarbianaDon Milani decise di realizzare una scuola per i giovani del luogo, figli di contadini poveri e con pochi strumenti per emanciparsi. Il suo metodo fu assolutamente innovativo e radicale. La scuola impegnava i ragazzi tutto il giorno, tutti i giorni dell’anno. Non c’era la ricreazione, considerata inutile e uno sperpero del tempo. 

Si praticava la tecnica della scrittura collettiva; si leggevano i quotidiani, si discutevano e si scriveva insieme il commento. Erano previste conferenze e incontri settimanali con sindacalisti, politici, intellettuali. I primi a porre domande agli intervenuti dovevano essere coloro che avevano il titolo di studio più basso. L’obiettivo di questo progetto educativo era l’emancipazione delle classi subalterne, un insegnamento volto a compensare quelle differenze di classe che nella scuola pubblica italiana avevano fortemente penalizzato i ragazzi più poveri e provenienti da contesti di disagio.  


Barbiana era una scuola totale, un impegno volto all’emancipazione a alla realizzazione dell’uguaglianza. Durante il periodo a Barbiana, egli pubblicò tre testi: Esperienze pastoraliL’obbedienza non è più una virtùLettera a una professoressa che fecero molto discutere e influenzarono il dibattito sulla scuola, sulla necessità di rinnovamento della Chiesa, sul modo di intendere le ingiustizie sociali e gli strumenti per superarle. 

Gli ultimi anniDon Milani, malato da tempo di leucemia, nell’aprile del 1967 si trasferì a Firenze nella casa della madre, dove morì il 26 giugno dello stesso anno. Fu sepolto a Barbiana. 

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