PEDAGOGIA
La scuola di BarbianaDon Milani decise di realizzare una scuola per i giovani del luogo, figli di contadini poveri e con pochi strumenti per emanciparsi. Il suo metodo fu assolutamente innovativo e radicale. La scuola impegnava i ragazzi tutto il giorno, tutti i giorni dell’anno. Non c’era la ricreazione, considerata inutile e uno sperpero del tempo.
Si praticava la tecnica della scrittura collettiva; si leggevano i quotidiani, si discutevano e si scriveva insieme il commento. Erano previste conferenze e incontri settimanali con sindacalisti, politici, intellettuali. I primi a porre domande agli intervenuti dovevano essere coloro che avevano il titolo di studio più basso. L’obiettivo di questo progetto educativo era l’emancipazione delle classi subalterne, un insegnamento volto a compensare quelle differenze di classe che nella scuola pubblica italiana avevano fortemente penalizzato i ragazzi più poveri e provenienti da contesti di disagio.
Barbiana era una scuola totale, un impegno volto all’emancipazione a alla realizzazione dell’uguaglianza. Durante il periodo a Barbiana, egli pubblicò tre testi: Esperienze pastorali, L’obbedienza non è più una virtù, Lettera a una professoressa che fecero molto discutere e influenzarono il dibattito sulla scuola, sulla necessità di rinnovamento della Chiesa, sul modo di intendere le ingiustizie sociali e gli strumenti per superarle.
Gli ultimi anniDon Milani, malato da tempo di leucemia, nell’aprile del 1967 si trasferì a Firenze nella casa della madre, dove morì il 26 giugno dello stesso anno. Fu sepolto a Barbiana.
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