SOCIOLOGIA


 Welfare State e Terzo settore


Nel mondo occidentale si è dichiarato che ciascun cittadino ha il diritto di condurre una vita dignitosa e che allo Stato spetta farsi carico del suo benessere. I diritti sociali offrono un accesso a livelli di reddito, salute e istruzione accettabili in rapporto agli standard di vita medi della società. Il complesso degli interventi pubblici attraverso cui lo Stato mira ad attuare i diritti sociali dell’individuo è chiamato Welfare State. Esso nasce con la pubblicazione nel 1942 del Rapporto Beveridge ed è attuato dal 1948 con la creazione di un servizio medico nazionale gratuito e con l’adozione di altri provvedimenti sociali. La crescita economica degli anni Cinquanta-Settanta ha favorito nei Paesi europei lo sviluppo delle politiche di Welfare in campo previdenziale, assistenziale e sanitario. Negli anni Ottanta e Novanta però, esso è entrato in una fase di crisi e di ridimensionamento; il processo è stato accelerato da difficoltà di ordine finanziario, scarso livello di organizzazione dei servizi e dalla perdita di legittimità dello Stato. Nel quadro di questi cambiamenti ha preso forma il modello di un Welfare attivo, che si pone di favorire la partecipazione attiva e la responsabilizzazione dei cittadini. Recentemente sono nate forme di solidarietà e redistribuzione delle risorse economiche nel Terzo settore o privato sociale: organizzazioni che in autonomia finalizzano la loro attività all’erogazione di servizi di pubblica utilità, perseguendo la solidarietà. Il Terzo settore è un interlocutore per ridefinire le funzioni dell’odierno Stato sociale.

L’espressione inglese Welfare State«Stato del benessere» è stata coniata in Gran Bretagna durante la seconda guerra mondiale, per indicare il complesso di politiche pubbliche (detto anche «stato sociale») messe in atto da uno stato che interviene, in un’economia di mercato, per garantire assistenza e benessere ai cittadini, modificando e regolamentando la distribuzione dei redditi generata dalle forze del mercato.

Gli obiettivi del welfare state sono stati di assicurare un tenore di vita minimo a tutti i cittadinidare sicurezza a individui e famiglie in presenza di congiunture sfavorevoli e garantire a tutti i cittadini l’accesso ai diritti fondamentali di istruzione e sanità.

Gli strumenti attraverso cui ha operato sinora lo stato sociale sono stati gli assegni di famiglia, di vecchiaia, di maternità, di invalidità, di disoccupazione, versamenti in denaro per sostenere condizioni esistenziali o familiari specifiche;

l’erogazione di servizi di istruzione, sanitari, di concessione di case popolari; la concessione di benefici fiscali per carichi familiari, l’acquisto di un’abitazione; e la regolamentazione di certi aspetti dell’attività economica, quali la locazione di abitazioni a famiglie a basso reddito, l’assunzione di invalidi ecc..

Queste politiche sono lo strumento attraverso cui lo stato assicura la cittadinanza, cioè diritti sociali alle persone fisiche alle quali riconosce lo status di cittadino, quale titolare dei diritti civili (libertà personale, di movimento, di associazione, di riunione, di coscienza e di religione, l’uguaglianza di fronte alla legge, il diritto alla presunzione d’innocenza ecc.) (ma non, come vedremo, nelle politiche del reddito di base) politici (partecipazione al governo dello stato).




Commenti

Post più popolari